Allevamento baco da seta: la Storia di tre giovani calabresi




 
Le nostre parole chiave sono: tutela dell’ambiente e del paesaggio, crescita del territorio e sviluppo sostenibile. Intendiamo ripartire dalla “terra”, la nostra, sfruttando le risorse che quest’ultima ci offre. Riprendendo l’antica filiera della gelsibachicoltura, e facendone la nostra attività principale, costruiamo giorno per giorno quel circuito virtuoso che riesce ad orchestrare artigianato, momenti culturali, artistici e culinari, rendendo casa nostra un polo di attrazione per il turismo nazionale e internazionale Miriam, Domenico e Giovanna, sono tre giovani calabresi titolari della cooperativa Nido di Seta, che hanno deciso di intraprendere una sfida ben precisa, ritornare e restare in Calabria e riprendere la gelsibachicoltura e l’arte serica, per creare un prodotto 100% Made in Italy. Miriam, grande passione per le lingue straniere e un grande amore per la natura è specializzata nel settore turistico e delle corrispondenze estere; dopo aver vissuto fino all’età di 23 anni al nord Italia, peregrinando per l’Europa, decide di ritornare nella sua terra natìa, la Calabria. Non vuole vivere in posti dove “non si vede più il cielo”. Gli strumenti di Giovanna sono: un pennello, dei colori, due mani e tanta creatività. Una persona dedita all’arte, al sorriso e alla semplicità. Ha conseguito un diploma presso l’Istituto d’arte di Squillace, la città della ceramica, nel cuore della Magna Graecia. Da sempre vive nel suo paese di collina, San Floro a due passi da Catanzaro. Domenico, invece, possiede una Laurea presso la facoltà di Sociologia, della Federico II di Napoli, una particolare attenzione verso la sociologia dei consumi e una tesi incentrata sulle scarpe come mezzo di distinzione sociale (da Nanni Moretti a Bourdieu). Ha avuto diverse  esperienze nel settore agricolo e nella gelsibachicoltura, fino a quello fotografico.
 

Nel 1998 il Comune di San Floro (piccolissimo Comune della Provincia di Catanzaro), ha voluto riscoprire l’antica tradizione, avviando un progetto sperimentale, “Dal Gelso alla Seta” che ha avuto eco a livello regionale, nazionale e internazionale. Oggi la Cooperativa Nido di Seta ha deciso di riabilitare questo progetto, facendo della gelsibachicoltura l’attività principale, seguendo tutto il processo che parte dalla terra fino ad arrivare alla produzione del prezioso filato. Nido di Seta opera all’interno di un contesto naturalistico molto interessante, nel quale è situato il gelseto, che conta circa 3.000 piante di varietà Kokusò. La coltivazione di questo arbusto, di origine asiatica, rappresenta l’anima del lavoro in quanto le sue foglie risultano essere l’unica fonte di nutrimento per il baco da seta. Il clima mediterraneo e la corposa disponibilità di foglie, consentono di realizzare 3 allevamenti annui tra il mese di Aprile e Settembre. Il processo di lavorazione rispecchia gli antichi canoni tradizionali, in quanto Nido di Seta produce tessuti su antichi telai a 4 licci. Il filato viene poi tinto con prodotti naturali. Le colorazioni di scialli, coperte, tovaglie e runner vengono effettuate esclusivamente con prodotti naturali, come ad esempio il papavero, la mora di gelso, la cipolla di Tropea, i fiori di ginestra il mallo di noce ecc. L’ultima fatica il copringnocchiatoio per il Papa, che si trova attualmente nella Sala Clementina del Vaticano, la cui colorazione della fibra è stata effettuata con la radice di robbia.


 
All’interno della filiera trova naturalmente posto la mora di gelso (varietà Kokusò), la quale viene utilizzata come vendita prodotto fresco o trasformazione in deliziose confetture extra. Le creazioni di Nido di Seta hanno superato il concetto dell’impiego della seta esclusivamente in campo tessile, infatti, la cooperativa ha realizzato una linea di gioielli che nasce dall’incontro tra la seta di San Floro e la ceramica di Squillace. Nell’ottica di una filosofia di valorizzazione delle risorse territoriali, i monili custodiscono in sé la storia, la cultura, i colori e il calore di una difficile terra di confine divenendo dei veri e propri gioielli che sono creati rigorosamente a mano, dall’allevamento dei bachi da seta alla trattura del filo di luce, dalla sua torcitura alla sua tintura con prodotti naturali. Le perle di ceramica sono create, dipinte e decorate meticolosamente una per una. Questa antica tecnica artigiana vanta il marchio D.O.C., specie per la cosiddetta lavorazione del graffito.
    Fonte:giovanimpresa.coldiretti.it

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